La barriera rocciosa del Pomagagnon mostra il suo lato ardito verso Cortina d’Ampezzo e incombe direttamente sui prati che scendono verso la cittadina. Fa parte integrante del panorama: nei pendii fra Fiames e Tre Croci si distendono alcune delle viles di Cortina. Il Pomagagnon è una propaggine del gruppo del Cristallo, del quale ripete sia la costituzione geologica (Dolomia principale), sia le condizioni strutturali: le cinque caratteristiche cenge oblique della parete hanno la stessa inclinazione di quelle della montagna maggiore. La parola Pomagagnon è di origine dialettale, e significa «dietro il roccione». La montagna ha l’aspetto di un affilato crinale che inizia presso la spianata di Fiames e va a collegarsi al Cristallo in corrispondenza di Somforca (2110 m.), dove giungono la cabinovia da Rio Gere e una stradina forestale da Passo Tre Croci. Da Somforca, scende verso Ospitale una valle dal carattere pastorale, la Val Padeon (Val Granda nel tratto inferiore): su questo lato settentrionale il Pomagagnon si presenta con informi gropponi baranciosi e paretine di roccia infida, tagliati da canaloni detritici. Il più marcato fra questi è la larga Val Pomagagnon, che sale alla forcella omonima , tra la Punta Fiames e la Croda Pomagagnon: ne scende sul lato opposto la ripida Grava di Pomagagnon, lungo la quale si accede alle varie cenge che solcano la parete Sud.
La cresta è frastagliata in numerose punte che hanno vissuto in una sorta di confuso limbo toponomastico finché gli alpinisti, salendole, hanno sentito il bisogno di dar loro un nome. Molte cime erano raggiunte dai cacciatori da tempi remoti, ma gli spigoli e camini sul solare e verticale versante Sud furono al centro dell’attenzione degli alpinisti «di nuova maniera» che negli ultimi anni del XIX secolo inaugurarono una fase sportiva dell’alpinismo.
Sulla parete Sud della Costa del Bartolo, la più evidente delle punte del Pomagagnon, passarono gli inglesi John Swinnerton Phillimore e Arthur Guy Raynor il 22 agosto 1899 guidati da Agostino Verzi e Antonio Dimai. La discesa avvenne per la «quinta cengia». La via fu ripercorsa da Viktor Wolf von Glanvell e compagni il giorno successivo (23 agosto 1899), con discesa sul versante settentrionale. In questa occasione essi percorsero la quarta cengia, oggi impraticabile per franamento, per raggiungere il tratto chiave della via. Negli anni successivi, 1900 e nel 1901, Viktor Wolf von Glanvell dal suo quartier generale di Ospitale percorse metodicamente i versanti settentrionali e occidentali del Pomagagnon; di sua mano è anche il primo accurato schizzo topografico del gruppo e la prima monografia.
Ancora sul versante meridionale le guide cortinesi Antonio Dimai e Agostino Verzi (1901) condussero l’inglese J. L. Heath sulla parete Sudovest della Punta Fiames per una via classificata allora «difficilissima»; nel 1909 fu invece il fassano Francesco Jori ad aprire (con Käte Broske) l’ardua via dello spigolo alla stessa cima, destinata a diventare una fra le classiche delle Dolomiti.
Il destino delle pareti meridionali del Pomagagnon – impressionanti, ma solari e di comodo accesso restò nei decenni successivi legato alla ricerca delle difficoltà; vi si trova oggi un gran numero di vie, aperte soprattutto dagli arrampicatori ampezzani. Già negli anni precedenti la grande guerra, per una guida famosa come Angelo Dibona la via dello Spigolo e la Parete Sud della Punta Fiames erano usate come palestra per l’allenamento, non diversamente dalle piccole Cinque Torri, dalla parte opposta della conca di Cortina.
1899 – 22 agosto. John Swinnerton Phillimore e Arthur Guy Raynor, guidati da Agostino Verzi e Antonio Dimai, tracciarono una via sulla parete Sud della Costa del Bartolo, la più evidente delle punte del Pomagagnon. La discesa avvenne per la «quinta cengia».
1899 - 23 agosto. Viktor Wolf von Glanvell e compagni ripercorsero la via tracciata il giorno prima da John Swinnerton Phillimore e Arthur Guy Raynor, guidati da Agostino Verzi e Antonio Dimai, sulla parete Sud della Costa del Bartolo, la più evidente delle punte del Pomagagnon. In questa occasione Glanvell e compagni percorsero la quarta cengia, oggi impraticabile per franamento, per raggiungere il tratto chiave della via e scesero dal versante settentrionale.
1900 e nel 1901, Viktor Wolf von Glanvell dal suo quartier generale di Ospitale percorse metodicamente i versanti settentrionali e occidentali del Pomagagnon; di sua mano è anche il primo accurato schizzo topografico del gruppo e la prima monografia.
1901 – Antonio Dimai con Agostino Verzi e l’inglese J. L. Heath, sale in mezza giornata la Sud della Punta Fiames per una via classificata allora «difficilissima». Federico Terschak scrive: “L’accesso assai comodo, l’alto interesse dell’arrampicata ( … ) e la possibilità di seguire le cordate col cannocchiale da Cortina, erano fattori che portavano la Punta Fiames, di punto in bianco, al primo posto delle ascensioni ampezzane.
1909 - Il fassano Francesco Jori con Käte Broske aprirono l’ardua via dello Spigolo Sudovest della Punta Fiames, destinata a diventare una fra le classiche delle Dolomiti.
1933 - Ignazio Dibona figlio di Angelo Dibona, aprì alcune vie nuove, come la via centrale alla Punta Fiames e lo spigolo Sudest di Croda Martora.
1937 - La diretta al Pomagagnon fu aperta da Ignazio Dibona figlio di Angelo Dibona.
1945 - Ettore Costantini uno dei soci fondatori della Società ► Scoiattoli di Cortina apre la via Norma sul Pomagagnon.